Alla base di ogni apprendimento c’è la motivazione ad apprendere. Il termine motivazione deriva dal vocabolo latino “motus” ovvero movimento e indica ciò che spinge un individuo a compiere una determinata azione oppure a perseguire un determinato obiettivo.
Quando un apprendimento è ricercato, desiderato, voluto, provoca un’emozione che mobilita immediatamente corpo e cervello. A ogni sensazione che proviamo, corrispondono, infatti, reazioni fisiologiche e modificazioni psicologiche.
Per esempio, quando siamo sorpresi, il nostro cervello attiva prontamente il surrene, ghiandola importantissima per la nostra salute, che rilascia la noradrenalina. Questo ormone accelera la frequenza cardiaca, aumenta il rilascio di glucosio dalle riserve energetiche, aumenta l’apporto sanguigno ai muscoli scheletrici. Fattori dunque essenzialmente psicologici condizionano fattori biologici e viceversa.
Motivare ad apprendere significa dunque rendere i ragazzi consapevoli di ciò che fanno aiutandoli a cambiare il loro modo di pensare con messaggi positivi che accrescano la loro autostima e la fiducia in se stessi con frasi del tipo: “ Non aver paura di sbagliare; Dai, puoi farcela; Tranquillo, sarai sicuramente all’altezza!” Se i nostri allievi, per esempio, riescono a risolvere un problema motorio, avranno provato una grande soddisfazione per il fatto di avere potuto vivere e condividere il loro talento. Questo avrà migliorato sia loro stessi nel rapporto interpersonale sia il loro mondo interiore.
Evitiamo di porre l’accento sugli sbagli e sui punti deboli dei nostri ragazzi e di criticarli. Bisogna parlar loro con gentilezza, incoraggiarli dolcemente, tirare fuori il loro meglio. Il talento di ciascuno può fare la differenza.
di Rosalba Cavarretta
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